A San Galgano, tra storia e leggenda

Quando vi si arriva si ha la sensazione di essere stati portati indietro nel tempo, in quel Medioevo misterioso e ricco di leggende che suggestiona l’immaginazione di molti, me compresa. E se vi si giunge in un giorno settimanale o in una domenica di bassa stagione, quando il silenzio è dominante, questa sensazione è ancora più netta. Il posto di cui sto parlando è l’Abbazia di San Galgano e l’Eremo di Montesiepi, al confine tra le Province di Siena e Grosseto, nella verde e incontaminata Val di Merse tra i Comuni di Chiusdino e Monticiano.

In una terra ricca di borghi, castelli, boschi, pievi e conventi, si trova anche questo meraviglioso luogo fuori dal tempo: un’Abbazia gotica cistercense che emerge isolata dai campi, nelle sue linee semplici e nei suoi colori chiari, e che è riconoscibile immediatamente per una caratteristica che la rende ancora più suggestiva: è completamente senza tetto.

La “chiesa scoperta” venne costruita nel 1200, periodo di grande affermazione dell’ordine cistercense in Italia, e acquisì in breve tempo grandi patrimoni tra cui  terreni, mulini e grance (le fattorie fortificate tipiche del territorio senese). Secondo l’ordine cistercense, un centro monastico doveva sorgere “tra il monte ed il piano e presso un fiume od un ruscello sì che tutto il necessario, cioè, l’acqua, l’orto, le officine ed i vari lavori artigianali possano trovare posto tra le mura”  ed in effetti il luogo dove è stata costruita questa abbazia, in una piana vicina al fiume Merse, deve essere apparso ideale ai monaci di allora. Con il 1300 iniziò la decadenza, conseguenza della grande epidemia di peste del 1348 che colpì tutta l’Europa e che a San Galgano decimò la popolazione monastica.

A questo primo grave colpo seguì quello non meno pesante della commenda (la nomina cioè di un vescovo o cardinale chiamato abate commendatario, il quale tramite “agenti” amministrava i beni del monastero e ne godeva diritti e redditi) che per tutte le abbazie ha coinciso con la rovina. Tra le tante nefandezze fatte dai commendatari ai danni dell’abbazia, colpisce quella compiuta da uno di loro, che arrivò addirittura a vendere il piombo del tetto, il quale in poco tempo collassò.

La mancanza deltetto, come quella del pavimento, ormai fatto di terra battuta e che a primavera viene ricoperto dall’erba, rende il luogo ancora più suggestivo. I muri della chiesa sembrano protendersi  verso il cielo e se ci arrivate una sera di estate al tramonto ed aspettate la notte (spesso nelle serate estive l’abbazia fa da teatro a concerti e altre manifestazioni musicali) portando il vostro sguardo in alto sulle pareti chiare, vi ritroverete con gli occhi tra le stelle e la sensazione di essere in un posto veramente incantato.

Ma le suggestioni non sono finite. Se dall’Abbazia ci si incammina lungo un viottolo che porta sul piccolo colle adiacente, si arriva all’Eremo di Montesiepi dove, al centro di una roccia che emerge dal pavimento della “rotonda”, è stata infissa una spada. Come nelle leggende del ciclo arturiano in questo luogo incantevole si trova una spada nella roccia e carica di mistero:  ci sono molte assonanze tra Galgano, colui che ce la conficcò per prendere le vesti monastiche e abbandonare la sua vita secolare che si dice piuttosto disordinata, e Galvano, uno dei cavalieri di Re Artù e si intravede un’ombra di contatto tra la storia del Santo e la saga del Graal. Come in ogni mito e leggenda il mistero aleggia sui segreti degli uomini, lasciando aperto lo spazio della fantasia,  ma una certezza è assoluta: questo posto magico merita veramente di essere visto e vissuto. In silenzio, se possibile.

Per raggiungere l’Abbazia di San Galgano e l’Eremo di Monte Siepi, la soluzione più semplice è quella di percorrere la superstrada Siena-Grosseto (e viceversa) ed uscire a San Lorenzo a Merse, continuare per Monticiano e da lì, seguire le indicazioni turistiche verso l’abbazia.  E per tutti i dettagli sull’abbazia e sull’eremo, cliccare qui

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