In viaggio tra le città del tufo: Pitigliano, Sorano, Sovana

Lo confesso: prima del mio ultimo compleanno non avevo mai visitato le famose città del tufo di Pitigliano, Sorano e Sovana, un must see per tutti coloro che hanno la possibilità di soggiornare in Maremma e nella zona della Toscana meridionale.  Per un motivo o per un altro, è sempre stata la storia dell’ “ora ci vado” e poi ho sempre rimandato ma finalmente è giunto anche per me il momento di colmare questa notevole lacuna.

A metà giugno abbiamo passato un intero fine settimana in giro tra i grandi speroni tufacei divisi da valli ricche di vegetazione, una natura incontaminata, dove i campi si alternano ai pascoli, agli uliveti e ai boschi,  in una stagione perfetta: le giornate lunghe del periodo ci hanno consentito di andare in giro fino a tardi, il tempo era bellissimo ma con ancora un caldo più che sopportabile, e la zona frequentata ma non troppo.

Abbiamo soggiornato a Sorano, presso il Villaggio Le Querce, un complesso molto carino composto da appartamenti ben arredati e forniti di tutto. Noi avevamo incluso nel soggiorno anche l’accesso alla piccola spa del centro che, in linea con la zona, è incassata nella pietra e mette a disposizione degli ospiti il bagno turco, la sauna e una piccola ma rilassantissima vasca idromassaggio. E’ stato un bell’intermezzo, soprattutto perché eravamo da soli: infatti l’ora e mezzo di percorso viene riservata alla reception in un orario comodo per gli ospiti e con la spa ad esclusiva disposizione.

La piscina del Villaggio Le Querce

Siamo poi partiti alla scoperta di Sorano, un gioiellino incastonato su uno sperone di tufo che merita non solo di essere visitato con una bella passeggiata, ma anche ammirato un po’ più da lontano, per apprezzarne al meglio la conformazione. Il paese, di origine etrusca e poi nel Medioevo appartenuto alla potente famiglia degli Aldobrandeschi che lo cinse di mura, passò successivamente alla casata romana degli Orsini e infine venne inglobato nel Granducato di Toscana.  Abbiamo percorso le vie del suggestivo centro storico con le casette che si sviluppano in altezza quasi l’una sopra l’altra e raggiunto l’imponente Fortezza  Orsini, costruita nel Medioevo a dominio del paese.  Qui gli orari per poter effettuare la visita.  Ogni strada, ogni vicolo, ogni piazzetta merita di essere percorsa e attraversata per respirare l’atmosfera quasi sospesa del borgo.

Vista di Sorano

Il territorio del Comune di Sorano ospita anche il Parco Archeologico Città del Tufo (cliccare qui per gli orari) che occupa un’area piuttosto estesa ed è caratterizzato da un territorio dove profondo è stato il lavoro erosivo delle acque  dei torrenti, che hanno creato come dei canyon tra le rocce. Del Parco fa parte il borgo di Sovana, con le sue necropoli etrusche e le celebri tombe, la più famosa delle quali, detta Ildebranda, a forma di templio greco, rappresenta il monumento funerario tra i più significativi del’Etruria meridionale. Sovana è anche borgo medievale, che si è conservato praticamente intatto grazie, incredibile ma vero, all’abbandono a cui è stata condannata dal tardo medioevo.

Dal parcheggio si percorre una stradina acciottolata e si arriva nella splendida Piazza del Pretorio, dove si possono ammirare il Palazzo Pretorio, il Palazzo dell’Archivio e la Chiesa di Santa Maria Maggiore, con un magnifico ciborio in pietra, uno dei pochissimi esempi di arte preromanica in Toscana che da solo, sinceramente, varrebbe la visita. La quale invece offre tanto di più!

Il Ciborio della Chiesa di Santa Maria Maggiore in Sovana

Oltre alla incantevole Piazza la via del Duomo lastricata in cotto porta prima alla casa natale di Ildebrando di Sovana, che divenne Papa con il nome di Gregorio VII famoso per le lotte per le investiture che lo contrapposero all’Imperatore Enrico IV, e poi – quasi isolata, alla fine del borgo – alla concattedrale dei Santi Pietro e Paolo, dell’XI secolo.

Favolosa. Suggestivo l’esterno che si può ammirare seduti all’ombra degli alberi del cortile, maginifico l’interno in stile gotico, con capitelli riccamente decorati di figure zoomorfe di grande capacità narrativa e con una cripta posta sotto il presbiterio divisa da tozze colonne. Davvero un esempio suggestivo di edificio religioso medievale che deve proprio all’abbandono in cui cadde la città la sua perfetta conservazione, non alterata dai rifacimenti barocchi di epoca controriformista (che io, personalmente, apprezzo poco).

Cocattedrale di Sovana

La sera siamo andati a cena all’Agriturismo Biologico Sant’Egle, esperienza che consigliamo a spada tratta, di cui abbiamo parlato in questo post. La mattina abbiamo goduto del gentile sole di giugno nella piscina del Villaggio le Querce e dopo questo piacevole inzio di giornata siamo finalmente andati alla scoperta della perla della zona….Pitigliano.

Veduta di Pitigliano

Solo vederla dalla macchina lascia incantati: così bella da non sembrare vera, lassù in cima allo sperone di tufo, sembra il villaggio di un presepe. Spiccano nel suo profilo gli archi dell’acquedotto mediceo, fatto costruire nel 1600. All’ingresso del borgo la Fortezza Orsini di origine aldobrandesca svetta sui ripidi strapiombi che danno sulla vallata e che hanno permesso una perfetta protezione della città.  Nella stessa piazza sorge anche il Palazzo Orsini, una volta ugualmente appartenuto agli Aldobrandeschi e che ospita vari musei.

Abbiamo proseguito la nostra passeggiata tra i vicoli e le strade del borgo, stupendoci degli angoli fioriti, delle casette, delle porte e porticine, degli anziani abitanti che si riparavano dal sole negli entroni delle porte ma che non rinunciavano a passare del tempo insieme all’aperto, dei gatti che numerosi affollano il centro, della bellissima Cattedrale dei SS. Pietro e Paolo nella luminosa Piazza Gregorio VII.

Il centro di Pitigliano

Ovviamente la visita a Pitigliano non può prescidere dal Ghetto Ebraico, a cui si accede da Via Zuccarelli. Quando facevo l’università, il mio professore di Storia Moderna aveva scritto proprio un libro sugli ebrei di Pitigliano, che era ovviamente parte integrante dell’esame, quindi la visita è stata anche un modo per toccare finalmente con mano il contenuto di quello che fu il mio secondo esame di studentella alle prime armi.

Gli ebrei si insediarono nella città del tufo intorno alla fine del 1400 e divenne un luogo di riferimento nel 1500, a seguito dei provvedimenti restrittivi sia del Papa che del Granduca di Toscana. I piccoli staterelli di confine ancora indipendenti da questi grandi poteri furono le destinazioni privilegiate per intere famiglie semitiche che lasciavano Roma e le altre città del centro Italia. Via via che questi staterelli caddero e persero la loro indipendenza, ancora più ebrei arrivarono a Pitigliano.

Esterno della Sinagoga di Pitigliano

Con la conquista del borgo da parte dei Medici e il passaggio quindi al Granducato di Toscana iniziarono gli anni di segregazione nel Ghetto: di esso è ancora possibile ammirare la Sinagoga, la macelleria, il forno e la cantina kosher, i bagni e la tintoria. Gli ebrei pitiglianesi rimasero nel ghetto fino alla metà del 1700,  anche se – dato l’importante ruolo economico ricoperto – potettero mantenere sempre la proprietà di immobili, cosa che in altri luoghi d’Italia era proibita. Nonostante la vita nel ghetto, nuovi abitanti ebrei arrivarono a Pitigliano dalle vicine città dove comunque il livello di intolleranza nei loro confronti si era andato via via accentuandosi. Con i Lorena, la loro situazione migliorò notevolmente e potettero accedere anche ad incarichi comunali. I sereni rapporti tra la grande popolazione ebraica e quella cristiana valsero a Pitigliano il nome di “Piccola Gerusalemme”.

Passata praticamente indenne dal periodo napoleonico, che in altre città segnò un momento critico per gli ebrei a causa dei movimenti reazionari antifrancesi dei “Viva Maria”, la comunità ebraica pitiglianese prosperò nel 1800, fino a quando le mutate condizioni economiche spinsero molti suoi rappresentanti verso le grandi città. Nel Novecento, le vergognose leggi razziali del 1938 e le successive deportazioni avvenute durante l’occupazione tedesca posero fine alla vita – in senso vero e figurato – di questa comunità. E’ da menzionare che durante gli anni tragici della guerra, molti ebrei di Pitigliano si salvarono grazie alla protezione ricevuta dagli abitanti cristiani del borgo, che a rischio della propria vita, li nascosero dalla furia nazifascista.  La luce di questa comunità  si spense con la chiusura della sinagoga nel 1960 ma la storia di stima, rispetto e anche amicizia tra persone di fedi diverse è bene continuare a ricordarla per quello che fu: un esempio di integrazione.

Che dite, lo riprenderei ancora 30 all’esame?

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