Trekking in Pratomagno tra il prato di Monte Lori e la Badia di S. Trinità

Vi proponiamo un trekking ad anello sul Massiccio del Pratomagno, tra il Valdarno e il Casentino, sul lato valdarnese della  montagna: si tratta di un anello di 13 km con un dislivello massimo di 400 metri, che abbiamo percorso per sfuggire alla calura estiva e poter camminare immersi nella natura rigogliosa che i mesi caldi offrono ai visitatori della nostra montagna. E’  un itinerario di media difficoltà in gran parte ombreggiato, con alcune salite un po’ più impegnative e di grande bellezza paesaggistica, ricco di viste, di boschi di faggio e castagno, di piante di lamponi e impreziosito dalle rovine della Badia di S. Trinità che spuntano dal fitto del bosco.

Noi lo abbiamo coperto in quattro ore e mezzo escluse le soste e ve lo raccontiamo a seguire, corredandolo anche di traccia GPS. Sicuramente deve essere bellissimo anche tra i colori caldi dell’autunno o tra i fiori colorati e le temperature frizzanti della primavera. Se si decide, come noi, di percorrerlo in estate è necessario partire con una buona scorta di acqua perché se ne trova solo verso la fine del percorso e si rischia di arrivarci corti.

Siamo arrivati in macchina dal Valdarno e dopo una sosta in Chiassaia per comprare la mitica schiacciata ripiena da mangiare a pranzo, abbiamo raggiunto  Monte Lori a 1150 mt. e parcheggiato nell’ampio spazio antistante i grandi prati che le domeniche d’estate si riempiono di persone salite in quota per trovare sollievo dal caldo della vallata.

Niente sosta per noi invece, che  iniziamo a percorrere il sentiero CAI n. 00 in direzione del crinale e della Croce del Pratomagno attraverso una faggeta in costante salita. Al bivio con il sentiero CAI n. 49 proseguiamo ancora avanti restando sullo 00. Dopo pochi metri la faggeta termina e il sentiero prosegue più scoperto ma costeggiato da fitte piante di ginestra: sulla sinistra si apre un bel panorama sul Valdarno e sul crinale. Il sentiero, perlopiù pianeggiante o con lievi salite, rientra nel bosco di faggi per una trentina di metri quando una nuova vista si apre e proprio davanti a noi si mostra la Croce sulla vetta più alta del Pratomagno. Si cammina attraverso degli splendidi prati, ornati di fiori e farfalle di tanti variegati colori.

Il sentiero 00 rientra nell’ombreggiata faggeta fino a un cancello del bestiame, che attraversiamo e proseguiamo nuovamente circondati dai prati che danno il nome al massiccio. Siamo ormai a 1300 mt., il punto più alto del percorso. Sulla sinistra troviamo  un palo in legno della segnaletica che indica i vari sentieri, tra cui il n. 38: esso non è segnalato da apposito pannello direzionale in legno ma è semplicemente scritto sul paletto e invita a tenere la destra anziché salire sul crinale. Imbocchiamo così il sentiero 38 che subito si introduce un un bosco ordinato di faggi, dove a destra si può notare un abbeveratoio in pietra per le mandrie.

Proseguiamo sul sentiero 38 che scende dolcemente. Sul lato destro la rete che costeggia il sentiero a un certo punto si interrompe e permette di scendere in basso verso un piccolo rifugio, la Casetta dei Cassi, dove troviamo dei bei tavoli all’aperto per consumare il nostro pranzo. Dopo aver mangiato e riposato un po’ cullati dalla brezza fresca, ritorniamo sul 38 andando avanti. Giunti a un’abetina, attraversiamo un nuovo cancello del bestiame e giriamo subito a destra.

Il sentiero scende adesso ripidamente fino a proseguire su una strada forestale, più pianeggiante e quasi interamente soleggiata. Arrivati a un bivio segnalato sulla sinistra da un grande cartello di ferro teniamo la destra rimanendo sempre sul sentiero 38 che prosegue con alcuni tornanti alla fine dei quali, dopo circa 300 mt. troviamo sulla destra la segnaletica in legno che indica la direzione per raggiungere la Badia S. Trinità, sempre sul 38. Il sentiero si stringe e scende molto ripidamente entrando in un’abetina piuttosto fitta. Quasi alla fine del bosco di abeti, prestiamo attenzione sul lato destro del sentiero, dove su un masso è disegnata l’indicazione CAI bianca e rossa che segnala di girare a sinistra e proseguire lateralmente ancora nell’abetina. E’ necessario prestare attenzione perché se non si gira poco dopo il selciato entra in un vero e proprio macchiaio.

Si prosegue dunque ancora nell’abetina e finalmente, tra i rami e le fronde, si scorgono i resti della Badia di S. Trinità, situati a circa 950 mt. di altitudine.  Nel fosso da attraversare per arrivare ai praticelli che circondano le rovine c’è un tubicino nero da cui esce un filo di acqua: è potabile, fresca e permette di fare rifornimento dato che in giornate calde come quelle di luglio è sempre bene avere una buona scorta di liquidi.  La Badia venne fondata nell’Alto Medioevo, tra il 950 e il 960, in una zona strategica che al tempo era crocevia di importanti vie di comunicazione. Tra il 1000 e il 1100 arrivò ad esercitare la sua giurisdizione su un vasto territorio ma successivamente, come molte altre Abbazie toscane, iniziò anche per essa il declino.  Già dal 1600 l’edificio venne abbandonato e purtroppo i segni di questa fine sono sin troppo evidenti: il monumento necessiterebbe di un’opera di messa in sicurezza e riqualificazione, ma purtroppo poco ad oggi è stato fatto, se non la posa di una rete di delimitazione e una puntellatura delle parti più fragili.

Il posto è comunque incantevole e immaginiamo che se venisse degnamente valorizzato sarebbe ancor più affascinante: il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli e dal gorgoglio del ruscello che dai crinali scende verso valle. L’ombra degli alberi e la quiete del luogo ci spingono a un riposino e a una mini sessione di yoga, che ci rimettono a nuovo, pronti per il rientro al punto di partenza.

Lasciamo la Badia lungo il sentiero ciottolato dal lato opposto a quello da cui siamo arrivati, attraversiamo un piccolo ponte di legno e iniziamo a salire lungo il sentiero CAI n. 32. Dopo circa 2 km di costante e a tratti intensa salita si arriva al Campeggio di Fonte allo Squarto che costeggiamo sulla sinistra e oltrepassiamo sino alla fine del sentiero, che sbocca sulla strada asfaltata. La prendiamo verso destra e la percorriamo per pochi metri fino a quando, sulla sinistra, imbocchiamo nuovamente il sentiero CAI 00 verso la Croce del Pratomagno. Un ultimo sforzo, un’ultima repentina salita ripagata in cima da una radura che si apre con una vista straordinaria sul Valdarno, i Monti del Chianti e la Valdichiana. Questo è uno dei miei luoghi del cuore in Pratomagno e sedermi davanti alla vastità del paesaggio ad ammirare il sole che scende e poi il tramonto mi rimette in pace sincera con il mondo.

Da qui proseguiamo in discesa per poco meno di 200 mt fino al parcheggio di Monte Lori dove riprendiamo la macchina, stanchi, rossi in faccia dal sole ma tanto rilassati e felici di una fatica ripagata dalla bellezza che la montagna  sa regalare.

 DISCLAIMER: i dati forniti nel post, nelle cartine e nella traccia GPS sono stati riportati accuratamente, tuttavia l’esattezza, la completezza e l’aggiornamento del contenuto  non possono essere garantiti. Frammenti di Toscana  declina ogni responsabilità per l’utilizzo dei dati da parte dei lettori. L’uso di tali dati da parte dell’utente è interamente a proprio rischio.

 

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