La Maremma Grossetana è quella parte di Maremma che corrisponde sostanzialmente alla provincia di Grosseto e che va dal golfo di Follonica fino alla foce del torrente Chiarone, al confine con la regione Lazio. È in questo territorio della Toscana meridionale che si trovano tre affascinanti borghi che raccontano storie millenarie: Pitigliano, Sorano e Sovana.
Queste tre località sono anche conosciute come “città del tufo” (o “borghi del tufo”) e sorgono appunto su speroni di roccia tufacea davvero spettacolari. La campagna che li circonda è caratterizzata dalla presenza di uliveti e boschi e l’impatto visivo, anche quando ci si sta avvicinando, è davvero notevole. Organizzare una gita, possibilmente un week-end, che preveda la visita di questi tre borghi è un’idea decisamente interessante perché offre la possibilità di un viaggio nel tempo, alla scoperta delle civiltà etrusca, medievale e rinascimentale.
Sorano: un borgo affascinante
L’itinerario alla scoperta delle “città del tufo” può iniziare a Sorano. Qui si può soggiornare presso il “Villaggio Le Querce”, un complesso molto carino composto da appartamenti ben arredati e forniti di tutto il necessario. È possibile richiedere anche l’accesso alla piccola SPA del centro che, in linea con la zona, è incassata nella pietra e mette a disposizione degli ospiti il bagno turco, la sauna e una piccola vasca idromassaggio.
La posizione panoramica di Sorano Toscana, ubicato su uno sperone tufaceo e circondato da molto verde, lo rende un luogo particolarmente suggestivo, soprattutto se lo si ammira da lontano, il miglior modo per farsi un’idea precisa della sua conformazione.
Questo antico borgo è nato sotto il dominio degli Aldobrandeschi, anche se i ritrovamenti di insediamenti e di necropoli molto antiche mostrano che il territorio era già abitato fin dall’epoca etrusca.
Alla fine del XIII sec. dopo il matrimonio dell’ultima erede degli Aldobrandeschi con Romano Orsini, il controllo passò alla famiglia di quest’ultimo. Nel XVI sec., Sorano passò ai Medici che la resero parte, insieme a Pitigliano, del Granducato di Toscana.
Uno dei simboli di Sorano è la Fortezza Orsini, che domina il borgo e che è uno dei più begli esempi di architettura medievale. La fortezza fu realizzata dagli Aldobrandeschi, ma fu in seguito ristrutturata e ampliata dalla famiglia Orsini dalla quale prende il nome. Qui gli orari per poter effettuare la visita. Il territorio del comune di Sorano ospita anche il Parco Archeologico Città del Tufo (cliccare qui per informazioni più dettagliate) che occupa un’area piuttosto estesa ed è caratterizzato da un territorio dove profondo è stato il lavoro erosivo delle acque dei torrenti, che hanno creato dei “canyon” tra le rocce.
Relax e benessere alle Terme di Sorano
A circa 3-4 km dal centro storico si trovano le terme di Sorano che possono rappresentare un’occasione di relax e benessere dopo una giornata di escursioni. La presenza delle sorgenti termali era nota fin dal periodo medievale, durante il quale fu costruita la Pieve di Santa Maria dell’Aquila, e lo stabilimento termale moderno si trova proprio attorno all’antica pieve alle sorgenti termali, in un parco naturale che si estende per circa 7 ettari.
Sovana: tra necropoli etrusche e arte medievale
Nel territorio comunale di Sorano si trova anche il borgo di Sovana, antico insediamento etrusco e successivamente medievale, seconda tappa dell’itinerario.
L’area ospita una delle necropoli più rilevanti dell’Etruria meridionale: la necropoli di Sovana, famosa per le sue tombe monumentali scavate nel tufo, tra cui spicca quella detta “Ildebranda”, con la forma di un tempio greco. L’intero comprensorio etrusco-medioevale è parte del Parco Archeologico “Città del Tufo”.
Il borgo di Sovana Toscana si è conservato praticamente intatto grazie, incredibile ma vero, a un lungo periodo di abbandono che ne ha preservato l’autenticità.
Passeggiando tra le vie lastricate di questa affascinante località, si ha la sensazione di attraversare secoli di storia. In Piazza del Pretorio si affacciano edifici storici come il Palazzo dell’Archivio, il Palazzo Pretorio e la Chiesa di Santa Maria Maggiore, che custodisce un raro ciborio in pietra, uno dei pochi esempi di arte preromanica in Toscana.
Oltre che alla incantevole Piazza, la Via del Duomo lastricata in cotto porta prima alla casa natale di Ildebrando di Sovana, che divenne Papa con il nome di Gregorio VII famoso per le lotte per le investiture che lo contrapposero all’Imperatore Enrico IV, e poi – quasi isolata, alla fine del borgo – alla Concattedrale dei Santi Pietro e Paolo, un capolavoro dell’architettura romanica la cui costruzione è probabilmente iniziata nell’VIII secolo per poi terminare nel XIII sec., anche se vi sono discordanze tra le varie fonti che si trovano in Rete. L’esterno sobrio, tipico dell’arte romanica, nasconde un interno sorprendente che si sviluppa su tre navate separate da colonne sulle quali si innestano delle volte ad arco; sui capitelli sono presenti volti umani, scene tratte dai racconti biblici e motivi naturali. Prima di arrivare all’altare, si può ammirare un bellissimo fonte battesimale risalente al XV sec. Sotto il presbiterio si trova una cripta divisa da tozze colonne. Davvero un esempio suggestivo di edificio religioso medievale che deve proprio all’abbandono in cui cadde la città la sua perfetta conservazione, non alterata dai rifacimenti barocchi di epoca controriformista non da tutti apprezzati.
Arrivati a fine giornata, ci si può concedere una sosta per la cena all’Agriturismo Biologico Sant’Egle per poi tornare al Villaggio Le Querce. Il giorno dopo si potrà partire alla scoperta di un altro gioiello dell’Area del Tufo: Pitigliano.
Pitigliano, la “Piccola Gerusalemme”
Pitigliano è forse la più nota tra le città del tufo. Vista da lontano, quando ci si avvicina con l’auto, la sua immagine lascia senza fiato: sembra il villaggio di un presepe. Non a caso, in Rete è molto ricercata la voce Pitigliano immagini, segno dell’impatto visivo che il borgo esercita su chiunque vi si avvicini: è così bella da non sembrare vera. Spiccano nel suo profilo gli archi dell’acquedotto mediceo, fatto costruire nel 1600.
All’ingresso del borgo la Fortezza Orsini di origine aldobrandesca svetta sui ripidi strapiombi che danno sulla vallata e che hanno permesso una perfetta protezione della città.
Le strade del centro storico sono una specie di labirinto di vicoli fioriti, porticine scolpite, archi in pietra e piccoli cortili abitati da gatti e anziani del posto. Tra gli edifici più significativi spicca la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nella centrale Piazza Gregorio VII. La pietra tufacea, utilizzata da secoli per costruire e decorare ogni angolo della cittadina, è protagonista: il tufo di Pitigliano conferisce indubbiamente un’identità unica a questo splendido borgo.
Il Ghetto Ebraico
Un elemento distintivo di Pitigliano è il suo Ghetto Ebraico, un luogo simbolo della convivenza tra le comunità ebraiche e cristiane.
Gli ebrei si insediarono nella città del tufo intorno alla fine del 1400 e il borgo divenne un luogo di riferimento per gli ebrei nel 1500, in seguito ai provvedimenti restrittivi sia del Papa che del Granduca di Toscana. I piccoli staterelli di confine, ancora indipendenti da questi grandi poteri, furono le destinazioni privilegiate per intere famiglie semitiche che lasciavano Roma e le altre città del centro Italia. Man mano che questi staterelli caddero e persero la loro indipendenza, ancora più ebrei arrivarono a Pitigliano.
Con la conquista del borgo da parte dei Medici e il passaggio quindi al Granducato di Toscana iniziarono gli anni di segregazione nel Ghetto: di esso è ancora possibile ammirare la Sinagoga, la macelleria, il forno e la cantina kosher, i bagni e la tintoria.
Gli ebrei pitiglianesi rimasero nel Ghetto fino alla metà del 1700, anche se – dato l’importante ruolo economico ricoperto – potettero mantenere sempre la proprietà di immobili, cosa che in altri luoghi d’Italia era proibita. Nonostante la difficile vita nel ghetto, nuovi abitanti ebrei arrivarono a Pitigliano dalle vicine città dove comunque il livello di intolleranza nei loro confronti si era andato via via accentuandosi.
Con i Lorena, la loro situazione migliorò notevolmente e potettero accedere anche a incarichi comunali. I sereni rapporti tra la grande popolazione ebraica e quella cristiana valsero a Pitigliano il nome di “Piccola Gerusalemme”.
Passata praticamente indenne dal periodo napoleonico, che in altre città segnò un momento critico per gli ebrei a causa dei movimenti reazionari antifrancesi dei “Viva Maria”, la comunità ebraica pitiglianese prosperò nel 1800, fino a quando le mutate condizioni economiche spinsero molti suoi rappresentanti verso le grandi città.
Nel Novecento, le vergognose leggi razziali del 1938 e le successive deportazioni avvenute durante l’occupazione tedesca posero fine alla vita – in senso vero e figurato – di questa comunità. È da menzionare che durante gli anni tragici della Seconda guerra mondiale, molti ebrei di Pitigliano si salvarono grazie alla protezione ricevuta dagli abitanti cristiani del borgo, che a rischio della propria vita, li nascosero dalla furia nazifascista. La luce di questa comunità si spense con la chiusura della sinagoga nel 1960 ma la storia di stima, rispetto e anche amicizia tra persone di fedi diverse è bene continuare a ricordarla per quello che fu: un esempio di integrazione.