Le Pievi millenarie della strada Setteponti in Valdarno

Nel Valdarno Superiore, il territorio tra i monti del Chianti e il massiccio del Pratomagno dove il fiume Arno scorre via verso Firenze, proprio sotto le pendici della montagna c’è ancora oggi una strada di probabili origini etrusche, che in epoca romana venne chiamata Cassia Vetus e che collegava Arezzo e Firenze. Più tardi venne conosciuta come la “via dei Sette Ponti” perché attraversava vari torrenti ed ancora oggi porta questo nome. In epoca medievale assunse rilevanza non solo perché collegava Firenze con i centri del suo contado distribuiti lungo le pendici del Pratomagno, ma anche perché era transitata da molti pellegrini che, una volta arrivati ad Arezzo, proseguivano il loro viaggio verso Roma sulla Via Romea dell’Alpe di Serra, un’importante strada alternativa alla Francigena. Di quella lontana epoca medievale restano sulla Setteponti delle straordinarie testimonianze da visitare: le meravigliose Pievi romaniche di quel periodo.

Le Pievi sorsero lungo la strada dei Sette Ponti per il controllo politico e religioso dei villaggi che si erano sviluppati lungo quella via. Nel sistema delle istituzioni romano-cristiane la Pieve era una chiesa rurale battesimale da cui dipendevano altre chiese e cappelle minori senza fonte battesimale.  Fatta questa breve introduzione storica, siamo pronti per partire!

Arezzo > San Giustino Valdarno: Iniziamo questo itinerario tra le dolci colline della Strada Provinciale 1 dei Sette Ponti in direzione Firenze. Lasciata dunque Arezzo, troviamo la prima delle Pievi dopo poco più di 15 chilometri, nel  centro del borgo di San Giustino Valdarno. La Pieve risale all’XI secolo, è stata ristrutturata negli anni ’60 del 1900 ma conserva i suoi caratteri romanici nell’abside semicircolare in pietra arenaria. All’interno è divisa in tre navate da pilastri tranne che nell’ultima campata, dove sono impiegate colonne con capitelli scolpiti, in modo essenziale e semplice.

San Giustino Valdarno > Loro Ciuffenna:  proseguiamo verso l’incantevole borgo di Loro Ciuffenna e poco prima di entrare nel centro, giriamo sulla destra in direzione di Gropina. Seguiamo le indicazioni, parcheggiamo fuori dal piccolo borgo e a piedi, con lo sguardo che si spinge ad abbracciare tutta la vallata del Valdarno, arriviamo alla splendida Pieve di San Pietro a Gropina, il più importante esempio di architettura romanica del Valdarno e uno dei più rilevanti dell’intera Toscana. Fu edificata nel 1016 sui resti di due chiese preesistenti. L’esterno è monumentale, semplice e austero con una elegantissima abside ed un tozzo campanile, forse impiantato su una torre longobarda. L’interno rivela una grande varietà decorativa: la Pieve è divisa in tre navate da due file colonne con capitelli curiosamente decorati. Quelli delle colonne di destra mostrano motivi fantastici, simbolici e fitomorfi che richiamano l’arte precristiana, mentre quelli delle colonne di sinistra, raffigurano scene  tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. La navata centrale si conclude con un’abside semicircolare con due ordini sovrapposti di loggette.

Appoggiato sulla quarta colonna di destra si può ammirare un pulpito semicircolare addirittura dell’VIII secolo in pietra serena, riccamente scolpito con motivi zoomorfi, geometrici e vegetali,  e sostenuto da due colonnette intrecciate sormontate da un capitello con figure antropomorfiche. La Pieve di Gropina è aperta dalle 8 alle 12 e alle 15 alle 17.

Pieve di Gropina – Interno

Loro Ciuffenna > Castelfranco di Sopra: scendendo da Gropina si attraversa il paese di Loro Ciuffenna e si prosegue verso il borgo di Castelfranco di Sopra. Esso fu fondato nel 1299 come una delle Terre Nuove della Repubblica di Firenze (qui potete leggere altre informazioni su tali Terre), ma molti secoli prima in questa stessa zona era stata eretta quella che non fu semplicemente una Pieve, ma una Abbazia: la Badia di Soffena. L’antico monastero sorge alle porte del borgo, immerso in un verde prato contornato di olivi. Una delle ultime volte in cui ci sono stata, in una mattina d’inverno, la Badia emergeva solitaria dalla nebbia e nel percorrere il vialetto che, attraverso il prato, porta dal parcheggio alla chiesa, ho avuto come la sensazione di stare facendo un viaggio indietro nel tempo.

Oggi sotto la cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Arezzo, il complesso è formato dalla Chiesa, dal chiostro e dal convento. Nominata già in un documento del 1014, l’Abbazia fu poi affidata nel 1090 ai monaci Vallombrosani e ricostruita alla fine del 1300 sui canoni gotici del periodo. Come altre abbazie  toscane, la sua importanza declinò a partire dal 1700 e venne poi destinata ad uso agricolo (!!!) con conseguente dispersione delle opere d’arte e danneggiamento degli affreschi. Negli anni ’60 del 1900 lo Stato acquisitò l’edificio e lo sottopose a restauro. Grazie a questo intervento si possono ancora ammirare gli affreschi del ‘400 di Paolo Schiavo, Liberato da Rieti e Bicci di Lorenzo, nonché un’Annunciazione attribuita al fratello di Masaccio,  lo Scheggia.  Aperta  lunedì – mercoledì – venerdì, dalle 13:00 alle 19:00,  martedì – giovedì – sabato dalle 08:00 alle 14:00, la 2^ e 4^ domenica del mese dalle 08:00 alle 14:00. Chiusa il 2° e 4° lunedì del mese.

Badia di Soffena

Castelfranco di Sopra > Pian di Scò: proseguendo ancora in direzione Firenze si arriva al paese di Pian di Scò e seguendo le indicazioni per la Chiesa di Santa Maria a Scò, possiamo parcheggiare nello spazio antistante la chiesa ed adibito a posteggio. Questa è l’ultima Pieve romanica del tratto aretino della strada dei Sette Ponti, è caratterizzata dallo snello campanile e da una struttura a tre absidi, la centrale più grande, le laterali più piccole, con quella di sinistra per metà incorporata nella torre campanaria. La Pieve fu fondata intorno all’anno Mille e mostra una  facciata  formata da cinque archi con lunghe lesene che corrono parallele fino alla base. L’interno è sobrio e riposante, nella parte più vicina all’entrata le tre navate sono divise da due file di colonne, alcune delle quali distaccano per i loro capitelli adornati con curiosi motivi di aquile. Aperta la domenica pomeriggio e in prossimità degli orari delle funzioni religiose che si tengono alle 7:00, 11:00 e 18:00 (sabato e prefestivi solo alle ore 18:00).

Pieve di Santa Maria a Scò – Particolare di un capitello

Chi vuole, può proseguire verso Reggello, in Provincia di Firenze e completare l’itinerario ammirando le splendide Pievi romaniche fondate, sempre nel Medioevo, dalla Contessa Matilde di Canossa: qui il nostro post completo ad esse dedicato. Da Reggello è anche possibile salire verso la montagna fino a raggiungere la suggestiva Abbazia di Vallombrosa, magnificamente immersa nelle sue foreste: potete leggerne il post completo qui.  Un vero viaggio nel Medioevo attraverso un paesaggio toscano suggestivo ed autentico, che ha saputo mantenere le caratteristiche per cui è conosciuto e amato in tutto il mondo.

 

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