L’Abbazia di Sant’Antimo: bellezza mistica

E’ spuntata sul lato destro della strada che da Montalcino (SI) porta alla vetta del Monte Amiata, all’altezza del paesino di Castelnuovo dell’Abate: là, nel mezzo di una pianura solitaria protetta dalle colline, l’abbiamo vista nelle sue linee romaniche semplici e sobrie e nei suoi colori chiari a contrasto con il verde del prato che la circonda. Non ho dubbi, quella di Sant’Antimo è la più bella delle abbazie della Toscana e sa creare un’atmosfera intensa di misticismo e spritualità.

Noi abbiamo lasciato la macchina in cima alla discesa che porta al monumento e ci siamo avvicinati a piedi, passeggiando fino ad attraversare il prato intorno alla Chiesa disseminato di olivi, molti dei quali dal grande tronco, a dimostrazione della loro vecchia età e quindi del fatto che, con ogni probabilità e a differenza di tanti altri in Toscana, sono sopravvisuti alla grande gelata del 1985 che decimò questi alberi nella nostra Regione.  Il prato è ricoperto di una morbida erba che lo rende ideale per un bel pic nic sotto uno degli olivi antichi e davanti alla stupenda Chiesa. Noi abbiamo visto diverse persone sedute sul prato con una copertina, sotto lo sguardo sereno dei monaci che vivono qui e che passeggiano intorno all’Abbazia o parlano con i fedeli che la visitano.

Il Medioevo, i suoi misteri, la sua fede, la sua storia e le sue leggende sono qui come a San Galgano in primissimo piano: si racconta che l’Abbazia Imperiale di Sant’Antimo venne fondata nel 781 da Carlo Magno sulla strada di ritorno da Roma, anche se la prima notizia certa risale a un documento dell’epoca di suo figlio Ludovico il Pio. L’Abbazia quindi è del IX secolo e di questo antico periodo rimangono ancor oggi la “cappella carolingia” – che affianca la grande chiesa romanica – e la cripta. La chiesa attuale è del 1100 e la sua struttura si ispira alla grande abbazia benedettina di Cluny, in Francia. Il campanile è invece in stile lombardo.

Il monastero benedettino godette dei favori e delle donazioni di Papi e Imperatori ma dalla fine del 1200 iniziò la fase del declino che venne sancito ufficialmente dalla soppressione del suo ordine monastico nel 1462, da parte di Papa Pio II Piccolomini. Gli enormi beni dell’Abbazia vennero annessi alla diocesi di Montalcino e Pienza e nel 1870 l’Abbazia era abitata da un mezzadro che viveva nell’appartamento vescovile, utilizzava la cripta carolingia come cantina, la chiesa come rimessa agricola e il chiostro come ricovero per i suoi animali!!! Fortunatamente questa meraviglia è stata poi ristrutturata ed i monaci sono tornati nel 1992.

Se l’esterno è splendido, anche l’interno a tre navate è stupendo: l’assoluta semplicità delle sue nude pareti, i colori chiari che dominano tutto l’ambiente, l’alternanza delle colonne lisce e quasi trasparenti in alabastro con quelle più ruvide in travertino, la luce che filtra dalle monofore e dalle bifore e i canti gregoriani che si sentono in sottonfondo mettono l’animo in pace. 

Le preghiere monastiche sono recitate con canti gregoriani, per l’intonazione dei quali i monaci organizzano anche dei corsi. Come per le altre abbazie  raccomandiamo di visitarla o fuori stagione o nei giorni infrasettimanali, per sentire pienamente il silenzio, la calma e la pace, per passeggiare nel prato, sedersi sull’erba, assistere a una preghiera e a un canto e godere di questa esperienza mistica che, mi sento siceramente di dire, va oltre la religione che ognuno di noi pratica: non c’è bisogno di essere religiosi per essere spirituali, e in questo luogo tale senzazione si avverte in tutta la sua profondità.

 

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